… e grazie a tutte voi che avete partecipato al primo seminario del 2011 di Nuova danza egiziana con le bravissime Claudia Heinle e Caroline Chevat di Tanzraum. Siete state bravissime!
Alessandra e Alba
… e grazie a tutte voi che avete partecipato al primo seminario del 2011 di Nuova danza egiziana con le bravissime Claudia Heinle e Caroline Chevat di Tanzraum. Siete state bravissime!
Alessandra e Alba
Ogni lezione di nuova danza egiziana è composta da:
Lavoro a terra: allungamento delle catene muscolari, connessione dei movimenti con il respiro, ricerca dell’asse corporeo e della consapevolezza dei tre volumi del corpo: testa, gabbia toracica, bacino.
Lavoro in piedi: cominciamo a praticare i principi di generazione di movimento e via via li complichiamo arrivando a creare piccole sequenze, sul posto e nello spazio.
Fasi analitiche sono alterate a fasi di imitazione, sintetiche. La parte destra e quella sinistra del cervello sono equamente stimolate e presenti.
Nel gruppo possono essere presenti livelli diversi, le allieve più esperte sono modello per le più nuove, generando anche un apprendimento della danza che richiama la nostra parte bambina, e intuitiva: nelle culture tradizionali spesso l’apprendimento avviene esclusivamente attraverso l’imitazione.
L’accento è posto sulla qualità del movimento e sul fine che è quello di poter danzare in autonomia, variando i movimenti in accordo con la musica e la propria personalità.
Il lavoro di danza è proposto attraverso l’apprendimento e l’elaborazione di quattro fondamentali principi di sviluppo e organizzazione del movimento:
Pendolo: movimento di integrazione attraverso la curva, omolaterale. È il modo di muoversi tipico degli animali che strisciano, il primo livello di evoluzione del movimento attorno alla colonna, il primo movimento attraverso il quale il neonato incomincia a sviluppare il proprio modo di muoversi.
Forbice: è l’integrazione attraverso la linea. È il movimento tipico dei quadrupedi, felini in particolare.
Onda: movimento sul piano saggitale, è il più complesso schema di movimento.
Spirale: movimenti curvilinei che si arrampicano o discendono attorno a un asse centrale, una delle più antiche forme organiche in cui la natura si organizza . Ricordiamo l’immagine di un fossile di chiocciola, o la struttura stessa del dna.
Questi principi pemettono di sentire il movimento che cresce da un elemento singolo e diventa via via più complesso, in un concetto di generazione e modulazione della forma, tipico dell’estetica e del sentire autenticamente orientale.
È evidente che nella ricerca in questa tecnica dell’unità, dell’integrazione di ogni singolo elemento del corpo, si cerca l’interezza psicofisica
Questo schema rende più chiaro l’apprendimento dei movimenti, e la ricerca di una danza che integra sempre i movimenti delle gambe e delle braccia… anche se alla fine danzando si passerà incessantemente da un principio all’altro ottenendo sempre un movimento fluido, elastico, generato dal centr, l’asse corporeo. È forte nella nostra ricerca l’dea di allineamento attivo (non statico), di coscienza del proprio baricentro e del proprio asse.
Il progetto Nuova danza egiziana raccoglie insegnanti e allieve che seguono lo stile che fa riferimento alla piattaforma internazionale di danza tanzraum.
Per questo, nel corso dell’anno, si organizzano lezioni settimanali, seminari, seminari intensivi con insegnanti di Tanz Raum (Marie al Fajr e Claudia Heinle, Caroline Chevat), conferenze, spettacoli, seminari di studio.
Nelle nostre lezioni è incoraggiato lo spirito di ricerca sui destini di queste danze: non siamo nate in Egitto e ci chiediamo che senso abbia per noi, qui, avvicinarci a questo repertorio.
Da un lato c’è il rispetto profondo e attento per una cultura differente dalla nostra, dall’altro la consapevolezza di poter generare una modernità, una attualità dentro il repertorio.
Emerge, quindi, il concetto di femminile danzante perché in ogni stile sentiamo emergere un differente archetipo di donna:
Nello stile sha’aby ci viene incontro una donna forte semplice, aperta.
Nel beledi la sofisticatezza del repertorio musicale chiede alla danzatrice di interpretare varie figure, dalla giocherellona, alla saggia, dalla ragazza giovane del villaggio, alla donna più malinconica… si passa continuamente da uno stato emotivo all’altro.
Negli stili classici o di corte il femminile è rappresentato da una donna molto regale e raffinata, elegante ma sempre in contatto con la propria radice tradizionale.
Gli archetipi del femminile che attraversiamo ci aiutano a entrare in una dimensione del nostro pensarci più complessa, alla ricerca di parti di noi dimenticate , da scoprire, valorizzare o semplicemente giocare per il tempo di una danza.
La sensualità è, per noi, danzare con la nostra interezza di emozioni, sentire il rapporto con la musica, lo spazio, gli spettatori.
Quando questa circolarità si verifica, la comunicazione passa incessantemente dal corpo, alla musica agli occhi di chi guarda e sentiamo la sensualità, l’enegia erotica come nient’altro che energia vitale.
A livello fisico si tratta di danzare con il pavimento pelvico presente, elastico in dialogo con tutte le catene muscolari.
La pulsazione primaria della vita e della vitalità caratterizza la pulsazione di tutti i movimenti, una elasticità vitale con accenti espressivi, che è anche la pulsazione vitale presente nella sessualità, nel parto.
La sensualità nella danza è per noi quindi sinonimo di integrità, fisica simbolica ed emotiva.
Siamo lontane da un concetto di seduttività, spesso costruito sul corpo della donna ad uso e consumo di un occhio maschile, o di una società dei consumi.